Crocette sul fegato strette strette.

Niente di meglio di una sana delusione, per poter mettere qualche parola in fila.

(Avanti biglietto, più gente entra, più bestie si vedono. Musica!)

Vorrei tanto spiegarvi perché il vostro affezionatissimo si sta rosolando il fegato con più lena del solito. Mi piacerebbe davvero, mi trattiene la lealtà verso alcune persone e la scarsa voglia di aggiungere altri coppetielli al conto. Vorrei che la situazione in sé si fosse evoluta in modi meno drastici, anche se é abbastanza chiaro che non sarebbe potuta andare altrimenti, ne ero già consapevole, e su una linea generale ho ritenuto fin da subito la punizione adeguata al danno.

Vorrei tanto iniziare questa caterva di bestemmie malcelate con uno dei migliori cavalli di battaglia dello Sceicco, che spero alcuni di voi ricorderanno come il protagonista di alcuni dei miei pensierini su queste pagine. (Non mi sono scervellato più di tanto, la persona esiste realmente con tutto ciò che ne deriva, così quanto é un fatto che la realtà spesso é più incredibile della fantasia.) Il topos più gettonato di questo incredibile infame é

SI POTEVA EVITARE.

A quelli di voi meno attenti potrebbe sembrare semplice menefreghismo, in realtà è una di quelle frasi che più le rileggi e più significati trovi, una gran bella matrioska semantica.

“Si poteva evitare” é davvero menefreghismo nel senso stretto, perché se eviti l’errore non solo non devo riparare, ma posso anche fare a meno di sapere in che modo eviti quell’errore, ovvero in che modo svolgi il tuo lavoro nello specifico. Se il tuo lavoro, per esempio, è dipingere una parete di bianco, al limite dell’interessamento mi accorgerò del bianco della parete una volta finito, al massimo cercherò di raffrontare nei miei ricordi quel bianco al colore che c’era prima, senza curarmi di scale, prolunghe, secchi. É una delega, magari sancita da un contratto tra noi: il muro é mio e ti pago per dipingerlo, per dirne una. Accorgermi che qualcosa non va é lecito, ed il “si poteva evitare” é una forma di presa di distanza da quanto succede: non mi compete (o dovrebbe competermi) il processo, e sommariamente posso stabilire che c’è un errore, talmente marchiano che non solo lo distinguo, ma così banale che, al posto di chi l’ha commesso, avrei potuto evitarlo.

“Si poteva evitare”, in questo specifico rapporto datore-dipendente, è una forma ancora più raffinata di questa presa di distanza: se ho delegato a te il ridipingere il muro, se nella sequenza di processo sei tu quello che si deve effettivamente occupare di mettere mano al pennello, significa che io mi sono occupato di quello che precede, ovvero il rapporto con il proprietario del muro e la contrattazione su quanto io e te dobbiamo guadagnarci, quando il muro sarà finito; nel caso specifico dello Sceicco – ma credo che in accezioni diverse, e si spera meno criminali, sia in ogni rapporto di lavoro – io mi sono occupato di vendere il tuo lavoro al proprietario del muro, che ovviamente vuole la Cappella Sistina affrescata col sangue sacrificale di dodici giovinetti, ed è parimenti sicuro che quella Cappella Sistina possa averla per mano di suo cugino per la metà del prezzo; certo, sono il tuo responsabile, ma sono sempre troppo occupato a rivendere metri quadri imbiancati a proprietari di muri schizzinosi; in linea generale so cosa va fatto per ridipingere ma pago te per farlo, farlo bene e senza errori. Se lo fai male mi costringi a porvi rimedio, ed il tempo che uso per rifare (o farti rifare, nell’economia di processo è indifferente) il muro è tempo perso, in un mondo dove per quello stesso lavoro chiunque può metterci quattro bengalesi e comunque guadagnarci tempo e denaro (o perlomeno io, illuminato datore di lavoro, ci avrei messo da quando abbiamo iniziato a parlare; che gran problema questi tempi bui, dove non posso scegliere il colore più pendant dello schiavo da aggiogare senza urtare la sensibilità di qualche sindacato).

Da qui si arriva strepitosamente al “si poteva evitare” peggiore, il socio di maggioranza delle mie odierne crocette sul fegato: il “si poteva evitare” del sottoposto. So che vi state chiedendo, miei piccoli lettori, cosa spinge onesti padri di famiglia, responsabili e col mutuo da pagare, al fracassare capocce vuote di idioti funzionali ogni qualvolta essi improvvidamente ragliano frasi come questa. Non c’è una risposta univoca, diciamo che è un mix tra l’attaccamento al lavoro, la sfiducia in chi ti circonda, un qual certo orgoglio ferito, l’odio che ne scaturisce. Badate bene, ho escluso a priori la possibilità della persona violenta di suo, quelli solitamente o si fottono con le loro mani oppure finiscono nei livelli intermedi della catena di comando, specialmente in quelle floride aziende dove se al posto tuo ci mettono quattro bengalesi ci guadagnano tempo e denaro.

Davanti a quel “si poteva evitare” cade ogni remora, specialmente quando avete una discreta esperienza in quello che fate. Se per caso INSEGNATE quello che fate, che é anche peggio; e a poco valgono le foto con pensierino di Einstein o i motivational con l’iceberg del successo. Un filo rosso unisce la mano a papagno che cade sul testone vuoto del sottoposto ad altre sconosciute migliaia di mani, che in ogni tempo ed ogni luogo hanno insegnato buona creanza a suon di schiaffoni; una mano storica, divina, che dallo sfolgorìo celeste punisce, dal roveto ardente da migliaia di chitammuorti ricorda allo stolto che a mozzicarsi la lingua non sempre si fa peccato.

A nulla vale la reminescenza: ho imparato nel modo peggiore che più si è esperti in quello che si fa, più difficilmente si riesce a vedere l’errore, o peggio a ricordare la catena di eventi che a quell’errore confluiscono. É tutto andato nella perfezione del piano ben congegnato, peccato che qui e ora ci sia il cazzo di problema che, indovinate un po’, si poteva evitare.

Alla fine si risolve, perchè in un modo o nell’altro tutto si risolve finchè non c’è di mezzo un morto, l’ho imparato io e di sicuro molti di voi avranno accumulato esperienza, che è il modo meno scurrile di definire la somma delle volte che l’hanno genericamente preso alle terga; dal mio canto, quest’ultima mazzata mi ha dato modo di rivedere gli archivi della mia, e quello che vedo non è piacevole.

Seppur sostituendo i vari addendi, mi sono accorto che ottengo quasi sempre un errore di fiducia.

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