Ch’e fø, t’è m’nø? o Detrolling for dummies.

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E niente, l’altro giorno si chiacchierava di trollature tra i commenti di questo post e a me é venuta voglia di raccontare questo fatto, realmente accaduto, che riassume in modo anche piuttosto diretto il mio approccio verso questo tipo di bestiole digitali.

In una calda mattina d’estate la signora X, sessantenne ancora piacente, passeggia al sole lungo un trafficato viale di Napoli. Passa fuori ad un bar e viene pesantemente apostrofata da un tizio, seduto ad un tavolo con altri amici.

Le dinamiche sono esattamente le stesse che nella rete: il troll é innescato – da un’immagine, uno stato o una qualsiasi azione stia esso tenendo d’occhio nel suo monitor – e deve, per forza maggiore, tentare di rovinarti la giornata. Lo fa, così come i balordi di un bar, più per routine che per vera fede. C’è chi prega, c’è chi tifa e c’è chi trolla.

La signora X si ferma, torna indietro, prende una sedia e – invece che frantumargli entrambe le rotule – si siede, elegante ed ammicante, accanto al tizio. In perfetto accento di Torre del Greco guarda il tizio negli occhi e gli dice:
Ch’e fø, t’è m’nø?!?, ovvero Che fai, ti butti?

(A questo punto c’è da fare una piccola premessa. La signora X, oltre ad essere una piacente sessantenne, si sveglia alle quattro per zappare il suo orto, si fa da sola i lavori di muratura in casa e rompe le noci a mani nude; quindi, in un eventuale aggressione a suo carico non sarebbe chiaro da subito chi manda all’ospedale chi. Quindi, se non siete abbastanza disperati, matti o in buona prestanza fisica evitate questo tipo di approcci in pubblico o, citando Amlo, misuratevi la palla.)
Come dicevamo, la trappola del troll é scattata, ma é uno strumento offensivo a basso potenziale. Il troll non caccia, si limita a sparare in giro palline di carta con la cerbottana fatta con la biro, al solo ed unico scopo di far sbroccare il prossimo. Qui si innesta la controffensiva: se ti metti sulla mia strada e vuoi merda, io ti investo con un camion di letame.

La signora X spiega succintamente al tizio cosa vuole, dove lo vuole e quanto ne vuole, a voce abbastanza alta da catalizzare su di sè l’attenzione di tutto il bar. Dopo questo triplo Kamasutra corretto a John Holmes la signora prende per il braccio il tizio e fa: Andiamo, ho una stanza in un hotel qui vicino. Pago tutto io, ma tu devi reggere almeno fino a domattina. Ce la fai?

Abbiamo lanciato una succosa esca. Sempre in virtù del fatto che il troll é fastidioso ma non un vero cacciatore, alla ricerca di notorietà momentanea fine a sé stessa, abboccherà come un merluzzo. E bisognerà essere pronti quel minimo a far scattare il mulinello.

Il tizio tentenna un attimo di troppo. La signora molla la presa, lo guarda, e sospirando dice: Vabbè, sei ricchione. E va via senza voltarsi.

92 minuti di applausi.

Poscritto di aggiornamento: parlando di troll, avevo intenzione di aprire questo post con un’immagine di Gollum. Mò, vatti a ricordare che questo cristiano deforme si chiama Gollum, ho optato per la seconda opzione: ho cercato su Google il mio tesoro. Credetemi, non lo farò mai più.

4 commenti

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